Sara Persico "Sphaîra"

Through a combination of sounds that emerge almost unexpectedly, Sara Persico pulls us into a musical universe that challenges the traditional perception of rhythm and melody.

Each track seems designed not so much to be listened to as to be viscerally experienced, in a continuous dialogue between tension and relief.

The color that best suits this album is undoubtedly black. Black like the depths of an unknown and dark place, enclosing a microcosm of melodies and noises that intertwine, repel each other, and then converge toward the same mysterious direction. Each sonic path has its own identity: the ground changes texture, the walls rise menacingly or suddenly lower, almost suffocating the listener, while the sky is either absent or, when present, obscured by swarms of sounds reminiscent of wings beating in flight or in pursuit.

In Kairos—which in Greek means “at the right moment”—Persico plays with time and anticipation, orchestrating a tension that seems ready to explode but remains suspended, like a breath held for too long. Maze, on the other hand, is a claustrophobic journey through the sound alleys of a mind searching for an exit: a crescendo of footsteps echoing through the narrow passages of the unconscious, shifting rhythm and direction until reaching a crossroads.

The final destination? Perhaps a brutal revelation, perhaps a long-awaited liberation. The artist deliberately leaves the door open to personal interpretation, as if inviting each listener to find their own meaning in the ordered chaos of her compositions.

Listening to this album is an experience that oscillates between fear, anguish, and escape, yet there is also a subtle, persistent urge to stay. There is a tension between the desire to flee from these unsettling sonic landscapes and the need to immerse oneself completely, as if the pain evoked by the music were both an open wound and a catharsis. It feels like a scream that never fully finds its voice but continues to resonate within, amplifying in the silence between one track and the next.

With this work, Sara Persico not only explores the boundaries of sound but transforms music into a physical space—a place that can almost be touched, traversed, and at times, feared. An album that is not merely listened to: it inhabits you.

ITALIAN VERSION

Attraverso una combinazione di suoni che emergono quasi in modo inaspettato, Sara Persico ci trascina in un universo musicale che sfida la percezione tradizionale del ritmo e della melodia.

Ogni traccia sembra progettata non tanto per essere ascoltata, quanto per essere vissuta visceralmente, in un continuo dialogo tra tensione e sollievo.

Il colore che più si addice a questo album è senza dubbio il nero. Nero come i meandri di un luogo sconosciuto e oscuro, che racchiude un microcosmo di melodie e rumori che si intrecciano, si respingono e poi convergono verso una stessa, misteriosa direzione. Ogni percorso sonoro ha la sua identità: il suolo cambia consistenza, le pareti si alzano minacciose o si abbassano improvvisamente, quasi a soffocare l’ascoltatore, mentre il cielo è assente o, quando presente, è oscurato da stormi di suoni che ricordano battiti d’ali in fuga o in caccia.

In Kairos– che in greco significa “al momento giusto” – Persico gioca con i tempi e le attese, orchestrando una tensione che sembra pronta a esplodere ma che resta sospesa, come un respiro trattenuto troppo a lungo. Maze (labirinto), invece, è un viaggio claustrofobico nei vicoli sonori di una mente in cerca di una via d'uscita: un crescendo di passi che risuonano nelle strettoie dell’inconscio, mutando ritmo e direzione, fino a trovarsi davanti a un bivio.

Destinazione finale? Forse una rivelazione brutale, forse una liberazione tanto attesa. L'artista lascia volutamente aperta la porta all'interpretazione personale, come se volesse che ogni ascoltatore trovasse il proprio significato nel caos ordinato delle sue composizioni.

Ascoltare questo album è un’esperienza che oscilla tra paura, angoscia e fuga, ma non manca una sottile, ostinata voglia di restare. C'è una tensione tra il desiderio di scappare da questi paesaggi sonori inquietanti e la necessità di immergersi fino in fondo, come se il dolore evocato dalla musica fosse al tempo stesso una ferita aperta e una catarsi. È come un urlo che non trova mai del tutto la sua voce, ma che continua a risuonare dentro, amplificandosi nel silenzio tra una traccia e l’altra.

Con questo lavoro, Sara Persico non solo esplora i confini del suono, ma trasforma la musica in uno spazio fisico, un luogo che si può quasi toccare, attraversare e, talvolta, temere. Un album che non si limita a essere ascoltato: ti abita.