Nel mondo della musica elettronica contemporanea, l'artista Ich Bin Bob emerge come una figura avvolta in un'aura di mistero, tradizione e innovazione.
Il nuovo concept album di Ich Bin Bob, "Nawa Oh!", rappresenta un viaggio sonoro capace di unire elementi tribali e IDM, dando vita a un'espressione musicale definita come "neo primitivismo". Questo termine non è semplicemente una descrizione stilistica, ma un invito a riscoprire le radici ancestrali della musica attraverso le moderne tecniche di produzione.
IBB percepisce una connessione profonda tra la musica primitiva e le produzioni contemporanee, vedendole come due facce della stessa medaglia. Il suono, ieri come oggi, serve a unire le persone, a creare spazi di condivisione e comunione. Dove un tempo i riti tribali scandivano i momenti salienti della vita comunitaria, oggi i festival e le piattaforme di streaming ricreano quella stessa magia, trasformando il consumo musicale in un rituale collettivo.
Ciao, benvenuto. “Nawa Oh!”, il tuo nuovo concept album, presenta un'armonia tra elementi tribali e IDM, creando una sorta di "neo primitivismo da ballare". Come percepisci la connessione tra la musica primitiva e le moderne tecniche di produzione e cosa vuoi comunicare attraverso questa fusione?
Ciao Andrea! Grazie, mi lancio subito in pista con la prima domanda! Trovo ci sia una profonda condivisione di intenti tra la musica primitiva e le produzioni moderne, soprattutto per quanto riguarda la funzione sociale: la musica primitiva era strettamente legata ai rituali, alle cerimonie e agli avvenimenti della vita quotidiana ed anche oggi la musica svolge un ruolo sociale importantissimo, nonostante il contesto culturale sia diverso. I festival e i concerti, cosi come anche le piattaforme di streaming, seppur in maniera differente, hanno sostituito le antiche cerimonie, ma rimane invariata la funzione di unire le persone.
Questo è “Nawa Oh!” e questa è stata la chiave di partenza per la costruzione del liveset: una cerimonia collettiva, un rituale per la danza, che parte dal muovere leggermente i piedi fino ad una esplosione di corpi che si intrecciano annullando le distanze tra gli stessi.
Hai partecipato a diverse esibizioni di improvvisazione e progetti di sonorizzazione cinematografica. Come questi esperimenti influenzano la produzione musicale e il tuo recente live set, e quali nuove prospettive ti hanno offerto nella carriera artistica?
La mia produzione musicale è il rigurgito di tutto ciò che mi ha attraversato negli anni. Ogni esperienza passata: dalle improvvisazioni al movie scoring, passando per tutta la musica che ho ascoltato e tutti i concerti che ho vissuto, le persone con cui ho interagito, gli artisti con cui ho lavorato in studio; tutto ciò influenza la mia musica ogni giorno.
Il confronto è alla base dell'evoluzione sia in termini artistici che umani
e personalmente trovo che suonare con altri musicisti muovendosi in una commistione di generi e background diversi sia il percorso più efficace per evolversi ed evolvere la propria musica, non necessariamente cambiandola ma più semplicemente affinando il proprio linguaggio.
Sicuramente partecipare a molti progetti diversi ha creato piano piano una community di persone che fanno cultura e si sostengono a vicenda, aspetto per me fondamentale in un settore in cui è spesso arduo navigare.
Il singolo “IDAN” è come se fosse un’esperienza multisensoriale che trascende la semplice fruizione musicale. Qual è l’intento esistenziale dietro questo brano, e come speri che il pubblico si relazioni con questa dimensione meta-musicale?
L'unico obiettivo di “IDAN”, e più in generale di “Nawa Oh!!”, è quello di trasformare le gambe del pubblico in delle molle e farli ballare nella più totale libertà e spensieratezza. Spero inoltre che tutti capiscano l'importanza di presentarsi ai live con le scarpe lucide, da veri maratoneti della pista.
Nel tuo percorso artistico hai esplorato temi storici e politici con album come “Discoteca di Stato”. Quali temi sociali o globali pensi di affrontare nei tuoi progetti futuri, e come pensi che la musica possa - ancora oggi - contribuire a sensibilizzare il pubblico su questi argomenti?
L'arte è strettamente collegata al contesto storico/politico/sociale/culturale che la circonda. Pensa ai Sex Pistols nel 2024, non avrebbero probabilmente molto senso. Perciò non ho programmi ben definiti per il futuro, chi vivrà vedrà.
“Dancing Labirinto” esplora la sottocultura rave degli anni '90 nel Regno Unito. In che modo questa era musicale ha influenzato la tua visione artistica e quali aspetti della cultura rave ritieni ancora rilevanti oggi?
Sicuramente la mia musica prende molto spunto da quel tipo di sound ma soprattutto da quegli arrangiamenti, ripetitivi e ipnotici: è difficile per me dire in che modo esattamente mi abbia influenzato, è parte di un insieme di stimoli che hanno plasmato il mio modo di fare musica.
Una cosa che senza dubbio mi ha sempre attirato molto della sottocultura rave, in particolare nella sua espressione in Regno Unito negli anni '90 per l'appunto, è l'intensità del rituale collettivo e dell'abbandono del singolo io.
Il tuo programma su Radio Raheem esplora diversi aspetti della musica. Come queste esperienze hanno arricchito la tua comprensione della cultura artistica, e in che modo influenzano il tuo suono?
“Air Max Plus”, che è il mio programma su Radio Raheem, ha come obiettivo primario l'esprimere me stesso non tanto dal punto di vista della performance quanto della selezione dei pezzi. Lo stesso discorso vale anche per gli ospiti che invito regolarmente. Molto semplicemente, è un modo diverso di esprimermi, del quale sento la necessità. Ho bisogno di fare molte cose diverse, non riesco a racchiudere tutto solamente in un LP o in un dj set.
Hai sperimentato diverse forme di espressione musicale, dall’improvvisazione alla sonorizzazione cinematografica. In futuro, quali altri formati o collaborazioni artistiche ti interessano e quali nuove forme di narrazione vorresti esplorare?
Negli ultimi periodi mi sono concentrato molto sulle produzioni per altri progetti, ed anche questo è un mezzo che mi dà molte soddisfazioni, in cui lo scambio è al centro di tutto. Generalmente sono sempre molto entusiasta all'idea di lanciarmi in nuovi esperimenti, dipenderà molto dalle proposte e occasioni che arriveranno nel prossimo futuro.
ENGLISH VERSION
In the world of contemporary music, artist Ich Bib Bob emerges as a figure shrouded in an aura of mystery, tradition, and innovation.
Ich Bin Bob's new concept album, "Nawa Oh!", represents a sonic journey capable of uniting tribal elements and IDM, giving rise to a musical expression defined as "neo-primitivism." This term is not merely a stylistic description but an invitation to rediscover the ancestral roots of music through modern production techniques.
Ich Bin Bob perceives a profound connection between primitive music and contemporary productions, viewing them as two sides of the same coin. Music, both past and present, serves to unite people, creating spaces for sharing and communion. Where once tribal rituals marked the significant moments of communal life, today festivals and streaming platforms recreate that same magic, transforming musical consumption into a collective ritual.
Hello, welcome. “Nawa Oh!”, your new concept album, presents a harmony between tribal elements and IDM, creating a kind of "neo-primitivism to dance to." How do you perceive the connection between primitive music and modern production techniques, and what do you want to communicate through this fusion?
Hi Andrea! Thanks, I'll dive right into the first question! I find there is a profound sharing of intentions between primitive music and modern productions, especially regarding their social function: primitive music was closely linked to rituals, ceremonies, and daily life events, and even today, music plays a very important social role, despite the different cultural context. Festivals and concerts, as well as streaming platforms, have replaced the ancient ceremonies in different ways, but the function of bringing people together remains unchanged.
This is “Nawa Oh!” and this was the starting point for building the liveset: a collective ceremony, a ritual for dance, that begins with slight foot movements leading to an explosion of intertwined bodies, erasing the distances between them.
You have participated in various improvisation performances and film scoring projects. How do these experiments influence your music production and recent live set, and what new perspectives have they offered you in your artistic career?
My music production is a regurgitation of everything that has crossed my path over the years. Every past experience, from improvisations to movie scoring, including all the music I've listened to and all the concerts I've attended, the people I've interacted with, the artists I've worked with in the studio, all of it influences my music every day.
Confrontation is the foundation of evolution both in artistic and human terms, and personally, I find that playing with other musicians, moving in a mix of genres and different backgrounds, is the most effective way to evolve and develop one's music, not necessarily changing it but simply refining one's language.
Participating in many different projects has certainly gradually created a community of people who make culture and support each other, which is a fundamental aspect for me in a sector that is often difficult to navigate.
The single “IDAN” is like a multisensory experience that transcends simple musical enjoyment. What is the existential intent behind this track, and how do you hope the audience will relate to this meta-musical dimension?
The only goal of “IDAN,” and more generally of “Nawa Oh!!,” is to turn the audience's legs into springs and make them dance in complete freedom and light-heartedness. I also hope everyone understands the importance of showing up to live performances with polished shoes, like true dance floor marathoners.
In your artistic journey, you have explored historical and political themes with albums like “Discoteca di Stato.” What social or global themes do you plan to address in your future projects, and how do you think music can still contribute to raising awareness about these issues?
Art is closely linked to the historical/political/social/cultural context that surrounds it. Think of the Sex Pistols in 2024; they probably wouldn't make much sense. Therefore, I don't have well-defined plans for the future; time will tell.
“Dancing Labirinto” explores the rave subculture of the '90s in the UK. How has this musical era influenced your artistic vision, and which aspects of rave culture do you still find relevant today?
My music certainly draws a lot of inspiration from that sound, especially from those repetitive and hypnotic arrangements. It's difficult for me to say exactly how it has influenced me; it's part of a set of stimuli that have shaped my way of making music. One thing that has always attracted me about the rave subculture, particularly in its expression in the UK in the '90s, is the intensity of the collective ritual and the abandonment of the individual self.
Your show on Radio Raheem explores different aspects of music. How have these experiences enriched your understanding of artistic culture, and how do they influence your sound?
“Air Max Plus,” which is my program on Radio Raheem, has as its primary goal expressing myself not so much in terms of performance but in the selection of pieces. The same goes for the guests I regularly invite. It's simply a different way of expressing myself, which I feel the need for. I need to do many different things; I can't confine everything to just an LP or a DJ set.
You have experimented with various forms of musical expression, from improvisation to film scoring. In the future, what other formats or artistic collaborations interest you, and what new forms of storytelling would you like to explore?
Recently, I've been focusing a lot on productions for other projects, and this too is a means that gives me a lot of satisfaction, where exchange is at the center of everything. Generally, I'm always very enthusiastic about the idea of embarking on new experiments; it will depend a lot on the proposals and opportunities that come my way in the near future.
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